Complessi religiosi

Il sito di Aruch presenta uno dei più interessanti complessi religiosi armeni. Oltre alla splendida cattedrale di San Grigor, nell’area archeologica vi sono i resti di un ampio ambiente identificato come una sala palatina, forse costruita contestualmente alla limitrofa basilica dal principe Grigor Mamikonian (661-685 d.C.). 

Nei pressi di questi due impianti sussistono due strutture che si sono volute identificare rispettivamente come un primo impianto basilicale risalente al IV-V secolo e una cappella/oratorio. All’interno di questa vasta area archeologica insiste anche un cimitero risalente alla fase medievale del sito. Difficile per ora stabilire se l’insieme del complesso, che presenta molte analogie con quello  di Ptghni, disponesse anche di un muro di protezione. La presenza di acquartieramenti invernali dell’esercito armeno ad Aruch, riferita nel V secolo dallo scrittore Ełišē Vardapet nella Storia di Vardan e dei Martiri Armeni, porterebbe a ipotizzare l’esistenza di impianti cultuali già in questa epoca.

 

Chiesa a pianta basilicale

La struttura più antica del complesso chiesastico sembra essere la chiesa a pianta basilicale orientata lungo un asse est-ovest, le cui rovine si trovano a sud-est della basilica di San Grigor. L’impianto presenta lo schema tipico di fabbriche cultuali realizzate nell’area nei secoli V-VI d.C. L’area absidale, che si sviluppa sull’estremità del lato orientale e che presenta tracce di fondazioni semicircolari scavate nello strato roccioso, sembra presentare un ambiente di separazione tra le navate e l’abside, una sorta di corto transetto, tipologia non molto dissimile da quella presenta nella basilica di Aštarak.

Si è ipotizzato che l’impianto possa aver subito almeno due significative trasformazioni.

La prima ha sostanzialmente ridotto l’impianto attraverso l’eliminazione dell’abside e del transetto. Il muro orientale è stato accuratamente chiuso integrando pilastri e colonne disposte lungo l’asse di tamponatura. Difficile inserire tale trasformazione in un contesto cronologico o individuarne la nuova destinazione d’uso anche se si potrebbe ipotizzare che quest’ultima non fosse più liturgica.
Una seconda fase interviene anch’essa in un momento cronologicamente sconosciuto con una trasformazione dell’impianto che presenta caratteri di architettura castrale. Gli angoli nord-est e sud-est dell’impianto vengono rafforzati con la costruzione di due possenti torri a pianta poligonale che difendono una porta realizzata al centro del tratto di muratura che le divide e che al contempo viene ulteriormente rafforzato con opera in muratura. Anche la facciata meridionale dell’impianto, in continuità della torre sud-est, viene rafforzata da un ulteriore muro di sostruzione addossato che ne raddoppia lo spessore.

È verosimile che l’esigenza di rafforzare le altre pareti non fosse stato ritenuto necessario perché considerate sufficientemente solide oppure perché situate all’interno di un più vasto impianto difensivo di cui non sono ancora state trovate le tracce. La trasformazione dell’impianto in fortificazioni sarebbe stata completata dalla costruzione di una cisterna per garantire rifornimenti e riserve idriche in caso di assedio. Questa cisterna era alimentata da una piccola canalizzazione scavata nella roccia al di sotto del muro orientale.

Pianta area cultuale, Dangles, P. (2020) Le complexe monumental d’Aruč. À l’est d’Ani.
Forteresses et églises inédites du nord de l’Arménie, eds. I. Augé, Ani T. Baladian, P. Dangles. Paris.

Basilica di San Grigor

Le numerose epigrafi che adornano la basilica di San Grigor attestano che i lavori per la realizzazione di questo straordinario impianto vennero iniziati nel 662. La cattedrale venne inaugurata nel 666 dal catholicos Anastas I Akoṙec’. La cattedrale, priva della copertura a cupola, disposta con orientamento est-ovest, presenta un ragguardevole connubio tra la spazialità longitudinale dell’aula voltata a botte, caratterizzata da arcate addossate alle pareti e la verticalità centralizzante della cupola impostata su base quadrata. Il catino absidale conserva resti di affreschi del ciclo dell’Ascensione di Cristo.

Nello spazio all’interno dell’abside si staglia, su sfondo celeste, la figura eretta di Cristo di cui si conserva solamente la parte inferiore del corpo, che si appoggia ad un piedistallo decorato con gemme molto simile a quello presente nel monastero di Lmbat. Nella mano Cristo tiene un rotolo di pergamena recante un versetto tratto dal Vangelo di Giovanni. In basso, conservate solamente lungo la parete nord dell’altare, si sviluppavano le figure degli Apostoli. Cinque figure sono rappresentate frontalmente e con le mani che reggono il Vangelo, mentre una sesta figura si presenta di profilo, in maniera più dinamica, con la mano destra alzata. Una decorazione con foglie di acanto adorna la base della cupola, e al di sotto compare anche la scritta “Stepanos”, probabilmente la firma dell’artista che ha realizzato le decorazioni.

Una fotografia realizzata agli inizi del XX secolo evidenzia come la basilica avesse subito una profonda modificazione in una epoca non databile e trasformata in una struttura fortificata. Pochi metri a sud-est della cattedrale, si trovano i resti di un grande ambiente di forma grossomodo quadrangolare. All’interno di questo spazio si sviluppano alcuni ambienti che circondano una ampia sala colonnata. Si è voluto identificare come una sala per le udienze/sala del trono, del palazzo principesco. Dal punto di vista tipologico sono state evidenziate numerose analogie tra questo impianto e la sala del palazzo del Catholicos di Dvin.